APPUNTI DI VITA DI S.ANNA
Il Nuovo Testamento non ci dà nessuna notizia sui genitori della Madonna, i santi Gioacchino ed Anna.
Fonte delle nostre informazioni è il Protovangelo di Giacomo, un vangelo apocrifo scritto in greco nella prima metà del II sec.d.C. Ne è autore un anonimo che secondo il costume letterario del tempo si nasconde sotto il nome di un personaggio biblico noto e famoso per dare maggior credito al suo scritto.
Nel nostro caso, si tratterebbe dell’apostolo S. Giacomo detto il Minore per distinguerlo dall’altro S. Giacomo fratello di Giovanni, detto il Maggiore e figlio di Zebedeo e Salome.
Questo Giacomo il Minore era parente o “fratello” di Gesù secondo il modo di esprimersi degli ebrei ed era un personaggio autorevole nella prima comunità cristiana di Gerusalemme, come ricordano gli Atti (15,13; 21,18) e S. Paolo (Gal. 1,19; 1Cor. 15,7). Come libro apocrifo non è normativo della fede e non è da collocarsi all’ascolto dei fedeli nella liturgia della Parola di Dio, perchè privo di ispirazione dello Spirito Santo. Le sue affermazioni hanno il valore che hanno tutti i libri umani. Le sue affermazioni sono attendibili in base alla solidità storica delle tradizioni da cui provengono.
Allo stato attuale delle nostre conoscenze non è facile determinare la fondatezza degli elementi storici della sua narrazione. La sua antichità non molto lontana dalla generazione testimone delle vicende narrate non esclude che possa averci conservato notizie storicamente attendibili.
Il protovangelo di Giacomo ci parla di Gioacchino ed Anna nei primi sette capitoli su un totale di 25; le sue affermazioni hanno contribuito allo sviluppo sia in Oriente che in Occidente del culto dei genitori della Madonna, entrando nella stessa liturgia.
Da questo libro apocrifo sappiamo:
– i nomi dei genitori della Madonna, Gioacchino ed Anna;
– la loro prolungata sterilità fonte di amarezza e di umiliazione e la preghiera incessante a JHWH per avere il dono di un figlio o di una figlia da consacrare totalmente a Lui;
– la conferma dell’esaudimento della loro supplica manifestata loro in visioni angeliche;
– il concepimento e la nascita di una bambina, a cui fu posto nome Maria, come la sorella di Mosè;
– la crescita della bambina in un clima di assoluta purezza e di totale raccoglimento in una camera sacra come un tempio di Dio;
– la presentazione di Maria al Tempio quando ebbe raggiunto i tre anni in ottemperanza al voto fatto dai suoi genitori.
Chi dovesse leggere questi capitoli nell’originale greco o nella loro versione si accorgerebbe subito di quanto l’autore attinga letteralmente dai libri biblici, specie dai vangeli dell’infanzia di Gesù in Matteo e Luca e come egli abbia davanti i casi di sterilità veterotestamentari di future madri dei grandi personaggi di Israele.
La riforma liturgica del Vaticano II ha conservato le due feste legate alle notizie del Protovangelo di Giacomo: la memoria dei santi Gioacchino ed Anna al 26 luglio e la memoria della presentazione della Madonna al 21 novembre.
Quest’ultima festa conservata però non come ricordo di una presentazione al Tempio per una permanenza fino al matrimonio con Giuseppe storicamente priva di fondamento, ma come segno della prima donazione totale che Maria fece di tutta se stessa a Dio, divenendo modello di ogni anima che si consacra al Signore.
Il culto di S. Anna ha avuto uno sviluppo ampio ed in crescendo soprattutto in Italia e ha dato adito anche ad una copiosa produzione iconografica, sulla quale vale la pena fare qualche accenno.
– S. Anna viene abitualmente rappresentata con un manto verde: è il colore delle gemme a primavera. Ciò vuoi significare che, dando alla luce Maria, ha fatto germogliare “la speranza del mondo”, perchè da sua figlia ci è venuto Gesù nostro Salvatore.
– Raramente viene rappresentata da sola.
– Viene rappresentata con accanto la Madonna bambina, alla quale insegna a leggere un libro o un rotolo che tiene sulle sue ginocchia. Se teniamo conto che le donne a quel tempo erano abitualmente analfabete, potremmo cogliere il senso vero del gesto eminentemente biblico, per indicare il suo impegno di madre credente in JHWH ad educare nella fede del Dio unico di Israele ed a dirigere sulla via dei comandi del patto del Sinai la figlioletta Maria.
Così ricorda infatti ogni pio ebreo, nella preghiera quotidiana, ciò che sta scritto nella Legge del Signore: “questi precetti che oggi ti dò, ti siano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua…” (Deut. 6,6s).
– Viene rappresentata con Gioacchino al momento della presentazione di Maria bambina al Tempio, accompagnandola con le braccia mentre sale i gradini in direzione del Sommo Sacerdote.
Lei, dal nome Anna che in ebraico significa “grazia”, rende a Dio, come Anna madre del profeta Samuele, in frutto del suo grembo in sacrificio di rendimento di grazie per la gioia della maternità che l’Autore della vita le aveva dato nella sua sofferta sterilità.
Gesti significativi anche attraverso l’arte, che offrono ai devoti di S. Anna tanti motivi di imitarla nelle loro famiglie, che dovrebbero essere altrettante “piccole chiese”, dove Dio abita con la pratica della fede e l’osservanza dei suoi comandamenti.